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eScholarship
Open Access Publications from the University of California

Carte Italiane

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Il compito (poetico) di un semplice fante. Il bisogno d’ordine di una nazione nello sviluppo metrico-stilistico del primo Ungaretti

Abstract

Esiste una letteratura che, in periodo di guerra, pone esplicitamente a tema la problematica della perdita d’identità. Ne esiste un’altra, di più intima estrazione, che solo in filigrana dimostra d’aver colto la sfida imposta dal senso imperante di smarrimento. Guardando in fino al passaggio tra le prime due opere poetiche di Ungaretti — L’Allegria e Sentimento del tempo — è possibile intendere l’evoluzione del lessico, del metro e del concetto di tempo come lo svolgimento di un vero e proprio ufficio civile, atto ad esorcizzare col canto la palpabile onnipresenza della morte. Se l’Italia tutta chiede all’Ungaretti del Carso di trovare un barlume d’amore in una natura dilaniata, essa chiede all’Ungaretti del dopoguerra uno strumento per respingere la morte in un’atmosfera di ritrovato amore. Il poeta, a guisa dello stregone del magismo lucano descritto anni dopo da Ernesto De Martino, percuote il tamburo del metro, allontana il pericolo, e si pone propriamente al servizio di un’identità in ricostruzione.

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