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Carte Italiane

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I cappellani militari e la tematica etico-religiosa nelle memorie dell’internamento italiano nei Lager nazisti (1943-1945)

Abstract

Il saggio prende in esame l’internamento dei militari italiani nei Lager del Terzo Reich secondo la prospettiva etico-religiosa: vi è un’idea nuova di modernità che s’affaccia in quegli anni, un’inedita e vorticosa riconfigurazione dei rapporti fra etica, religione e società, avviata dalla congiuntura bellica, a cui le vicende degli italiani prigionieri oltre il filo spinato non appaiono estranee. Il radicamento della Chiesa cattolica e della figura del sacerdote negli universi simbolici che alimentano e formano l’identità italiana emergono con nettezza scorrendo le memorie dei soldati italiani. Si assiste ad una progressiva erosione del tasso di «sacralità separata». Di rado il clero è percepito così vicino dal suo popolo. Guerra e prigionia stracciano il velo di separatezza che tradizionalmente accompagna la figura del sacerdote, generando un’esperienza di condivisione che anticipa concretamente temi al centro del Concilio Vaticano II. E del papato di Francesco. Di straordinaria attualità. Anche così si è declinata la relazione fra cristianesimo e modernità, tutt’altro che al singolare. Sono vicende che rappresentano il tassello di un più ampio affresco storico inteso a comprendere i sentimenti, le attese e le speranze di quella parte di italiani coinvolti nella fase più torbida e amara della guerra, appartenenti ad una generazione posta di fronte ad una grande svolta della storia, che cercò di pensare e agire (scegliere) in modo responsabile di fronte all’avvento di qualcosa di nuovo, che non poteva esaurirsi nell’ambito delle alternative possibili al loro tempo. In questo specchio è possibile leggere una parte dell’intera storia repubblicana.

This paper analyzes the internment in Nazi concentration camps of the over 650,000 Italian military—the bulk of the period’s Forces, fathers and grandfathers of today’s Italians—following an ethical-religious perspective. A new idea of modernity rises from those years, a fresh and vortical reconfiguration of the relations among ethics, religion, and society to which the vicissitudes of the prisoners behind the barbed wire are arguably not unrelated. An important perspective, when we consider the fundamental role of the Catholic Church in the Italian society.In this essay, I focus on a little researched aspect, namely the chaplains’ activity among the soldiers who formed the bulk of the military, assigned to forced labour. It is a harsh context in which the traditional relation between the parish priest and his flock, typical of rural Italy of that period, presents some innovations: rarely have clergy been perceived as being so close to the people. Imprisonment rips apart the veil of separation that traditionally surrounds the figure of priest, creating an experience of sharing, which anticipates key issues tackled by the Second Vatican Council and now in Francis’ papacy.These priests' experiences are part of a larger historical fresco intended to embrace the sentiments, expectations, and hopes of those Italians involved in the most troubled period of the war. In this reflection it is possible to read a section of Italy’s post-war history.

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