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Il “fratello secentesco” perduto: Gabriele D’Annunzio e la riscoperta del marinismo
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https://doi.org/10.5070/C913049547Abstract
La poetica della meraviglia di Marino promuove una lirica esuberante e ardita, secondo il rinnovato gusto stilistico. Il tutto, per una storia critica perdurata per più di due secoli, per celare un vuoto di contenuti. Il clima avverso al Seicento, emblema di artificiosità, si arresta con l’avvento del Novecento, in un contesto artistico dal sapore europeo. In Italia, la tradizione viene scalfita a partire da una conferenza del 1894 di Enrico Nencioni, che provocatoriamente ufficializzava l’analogia tra il Seicento e la contemporaneità.
Il saggio dimostrerà come l’amico Gabriele D’Annunzio (specialmente del Piacere e della prima produzione poetica) sia la prima figura a veicolare la sensibilità barocca nel Novecento, a partire da un’affinità estetica che promuove l’esperienza sensoriale e carnale. Si indagherà come, nei rispettivi contesti storici, Marino e D’Annunzio siano accomunati dalla medesima operazione culturale e politica: il primo aspirò a rompere i parametri neopetrarchisti; il secondo il classicismo carducciano.
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